mercoledì, luglio 26, 2006

"Rubrica scientifica: I Ragazzi di via Panisperna..." #1


Eccomi qui che ritorno a scrivere in questa rubrica. Mi ero promesso che se il precedente intervento (#0) non sarebbe piaciuto avrei chiuso questo "spazio", però, anche se i commenti non sono stati molti, il mio interesse per la scienza (se così può essere definito) mi ha fatto decidere di continuare questa rubrica, senza nessuna futura interruzione.
Continuo quindi il discorso su Ettore Majorana, approfondendo la sua scomparsa, le sue ricerche e il gruppo di scienziati con cui studiava.
Ettore Majorana faceva parte di un gruppo di scienziati soprannominati "i Ragazzi di via Panisperna" (sede a Roma dell'istituto in cui facevano le ricerche). Il gruppo era così composto: Enrico Fermi, Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi. Questi "Ragazzi", denominati anche "Ragazzi di Corbino" (Corbino era il professore che gli incitò nei loro esperimenti) si occupò inizialmente di spettroscopia ottenendo notevoli risultati. Ma all'inizio degli anni Trenta fu chiaro che lo studio del nucleo atomico era molto più promettente delle ricerche di spettroscopia e pertanto i vari membri de
l gruppo si recarono in laboratori all'estero per apprendervi le tecniche sperimentali necessarie per condurre esperimenti di fisica nucleare
Sul finire del 1933, mentre il gruppo procedeva lungo la strada intrapresa, Fermi
elaborò la teoria del decadimento beta, in assoluto il suo lavoro teorico più importante.
Il lavoro intensissimo dei "ragazzi di Via Panisperna" sulla fisica del neutrone proseguì nel 1935, ma sul finire di quell'anno Rasetti si recò in America, Pontecorvo a Parigi, Segré come professore a Palermo. Fermi e Amaldi proseguirono le ricerche. Fermi formulò in questo periodo la teoria del rallentamento dei neutroni che conteneva molte delle idee fisiche e dei metodi matematici che saranno alla base della teoria dei reattori nucleari. C'è da dire che il Majorana veniva chiamato saltuariamente nell'Istituto di via Panisperna sopratutto per calcoli matematici. Egli infatti era un abile matematico. Si dice che delle volte, Fermi e Majorana (tra di loro c'era una grande rivalità in campo studioso) rimanevano nell'Istituto a fare gare di calcoli stratosferici matematici, Fermi con il calcolatore e Majorana con la mente... bè, quest'ultimo vinceva sempre e non dava neanche il tempo al Fermi di "premere il tasto -uguale- sul calcolatore" che diceva già il risultato. Ma cosa scoprirono esattamente? Tra le loro scoperte ci fu quella importantissima della Fissione nucleare.
In quel tempo si lavorava in condizioni non perfettamente riproducibili e, in questo modo di procedere un po' irregolare, si cominciavano a notare delle differenze che
parevano inspiegabili e cioè talvolta l'attività indotta in certe condizioni risultava piccola, talvolta risultava più grande. La chiave di svolta venne quando accadde di interporre un piccolo pezzetto di paraffina tra la sorgente e l'oggetto da bombardare: questo pezzetto di paraffina fece crescere immediatamente l'intensità; questo era il fenomeno del rallentamento dei neutroni. Esso avviene nella paraffina, come nell'acqua, per il fatto che questa contiene una grande frazione di idrogeno. Il fenomeno consiste in questo: la sorgente di neutroni emette neutroni con energia piuttosto grande; ma se questo neutroni vengono emessi attraverso un blocco di paraffina o sott'acqua, essi urtano contro un atomo di idrogeno, e siccome il neutrone e l'atomo di idrogeno hanno approssimativamente la stessa massa, l'energia della prima si suddivide e subendo più urti l'energia si riduce a poca cosa; nel caso del neutrone l'energia andrebbe a addirittura a zero se a un certo punto non intervenisse l'agitazione termica: ossia gli atomi di idrogeno, dell'acqua e della paraffina sono in agitazione termica, cosicché il fenomeno del rallentamento non va avanti illimitatamente.
Torno ora sulla scomparsa del Majorana. Le ipotesi relative alla scomparsa di Ettore Majorana seguono soprattutto tre filoni: quello
tedesco, quello argentino, quello monastico: vedremo poi come secondo alcune teorie il primo ed il secondo potrebbero essere interagenti.
La via tedesca assume che egli sarebbe tornato in
Germania per mettere a disposizione le sue conoscenze e le sue intuizioni. La via argentina mostra tracce, specie intorno agli anni '60, della sua presenza in Argentina. La terza via, sposata soprattutto da Leonardo Sciascia nel suo famoso libro La scomparsa di Majorana, assume che egli si sarebbe rinchiuso in un monastero.
Esiste, per la verità, un'altra ipotesi, quella "venuta fuori" intorno agli
anni '70 che dava Majorana in Sicilia: sarebbe stato lui, il fisico eccellente, l'homu cani, l'uomo cane, lo straccione trasandato che errava per la Sicilia.
In realtà esistono degli elementi a sostegno di questa affascinante ipotesi. Un certo Tommaso Lipari girava per le strade di
Mazara del Vallo, dove trovò la morte il 9 luglio del 1973. Si trattava di un barbone particolare, dotato di un'inspiegabile conoscenza delle materie scientifiche che lo portava a risolvere i compiti degli scolari che incontrava.
Un abitante del paese, Armando Romeo, disse che il Lipari gli aveva mostrato una cicatrice sulla mano destra, tipica del Majorana; inoltre usava un bastone con incisa la data del
5 agosto 1906, ovvero la data di nascita del fisico.
Infine, al funerale di Lipari parteciparono tante persone, troppe per quello che è di solito l'estremo saluto ad un clochard; suonò la banda del paese; qualcuno narra perfino di persone, non siciliane, intervenute apposta che seguivano da lontano l'evento, come se sapessero qualcosa.
Sul caso Lipari intervenne anche l'allora procuratore di
Marsala, Paolo Borsellino: nel 1948 un certo Tommaso Lipari era stato rilasciato dalla galera (dove era finito per un piccolo reato), ed era cosi possibile confrontare la sua firma con quella del clochard, rinvenendo una tale somiglianza tra loro che Borsellino si sentì di concludere che appartenessero alla stessa persona, escludendo di fatto un'ipotesi-Majorana.
Resterebbe comunque, almeno in via teorica, un'ultima ipotesi, quella del
suicidio, ma questa è apparsa poco fondata a causa di alcuni elementi - già citati - così riassumibili:
Majorana nei suoi biglietti di commiato non parla mai di suicidio;
in mare non fu ritrovato nulla;
un suicida non ritirerebbe una somma notevole in
banca prima di suicidarsi, si tratterebbe di comportamento troppo irrazionale, specie per una mente come quella di Majorana;
Majorana sarebbe stato avvistato e riconosciuto a
Napoli giorni dopo la scomparsa. La soluzione più fondata è che Majorana abbia deciso di scomparire, anche se non si sa dove e soprattutto perché. Si può ipotizzare che l'ambiente di Napoli gli stesse stretto.


5

Alessandro ha detto...

interessante

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Simone ha detto...

si accettano critiche ma non offese!!

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